19 maggio 2010

 

"Crescete e moltiplicatevi"? L’economia della Terra e le equazioni di Volterra

Tranne Onan, nella Bibbia quasi non c'è traccia di singles. Quando il mondo era quasi vuoto, il Dio della Bibbia comandava di fare figli, manodopera gratuita per il capo-famiglia. Tanto che più tardi i preti cristiani tradussero l’ebraico e l’aramaico nello slogan latino "Crescite et multiplicamini".
Ebbene, non solo Dio sbagliava, ma anche Mussolini fallì nel tentativo di creare 50 milioni di Italiani, di cui 8 milioni di baionette.
Esortazioni alla super-natalità che tanto male hanno fatto al Mondo in tempi moderni, quando erano (sono) proprio i poveri a fare più figli, secondo una vieta morale cattolica che, esportata su scala mondiale da missionari e Papi, è corresponsabile del disastro demografico che rende i popoli poveri sempre più poveri ma inutilmente giovani, e i ricchi sempre più ricchi ma inesorabilmente vecchi.
Evviva il cinico pauperismo della Chiesa! Come il comunismo era la religione dei poveri uguali, però almeno dignitosi e con i servizi essenziali assicurati, andrà a finire che il cattolicesimo sarà ricordato come la religione dei cenciosi senza speranza. Perché, si sa, i ricchi stanno antipatici – per speculare, infatti, devono essere razionali e pensare con la propria testa, proprio come i filosofi – sia al Dio cattolico (pecora nera tra gli Iddi gemelli protestante ed ebraico), sia al Diavolo marxista. Perché, si sa,"dei poveri è il Regno dei Cieli", comunista o cattolico che sia. Destinati a restare eterni poveri, con queste due ideologie.
Ma, su scala locale è diverso: un po’ di crescita demografica oggi farebbe molto comodo agli ebrei di Israele, unici veri discendenti di quel mondo biblico, che per il calo della natalità rischia l’estinzione, cioè di essere sopraffatto non solo dall’esterno ma perfino all’interno dello Stato dalle etnie più prolifiche, come quella araba.
Oggi, perciò, il "riproducetevi" ebraico-cattolico, a Terra ormai affollata e per di più perdutamente consumistica-sprecona-inquinatrice, appare addirittura provocatorio. Ed è curioso che proprio un ebreo, il grandissimo matematico Vito Volterra, abbia negli anni Trenta elaborato un geniale modello teorico che mette in formula il sovraffollamento e aiuta a prevedere i limiti del rapporto ecologico tra le diverse specie di un territorio finito (distinguendo nell’ipotesi tra predatori e prede) con le equazioni:
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dy ⁄ dt=(Cx–D) y
dx ⁄ dt=(A–By) x
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dove y è la popolazione della specie predatore, x è la popolazione della specie preda, t è il tempo, A, B, C, D sono i parametri positivi di interazione tra le specie. Lo studio del sistema dinamico definito da tale sistema di equazioni differenziali consente di individuare tutti i tipi di evoluzione che è possibile avere a partire da una qualsiasi situazione iniziale. Per una spiegazione più esauriente delle equazioni di Volterra si veda il collegamento sopra indicato.
E grazie a Roberto Vacca, che ha avuto la gentilezza di inviarci questo articolo, ora apparso sul bimestrale Nuova Civiltà delle Macchine (gennaio-marzo 2010).
NICO VALERIO
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L’economia (la scienza squallida (dismal science, secondo T.Carlyle) in origine vedeva la creazione di ricchezza solo come mezzo per combattere la povertà endemica. Da tempi remoti, si mirava a crescere comunque per: creare riserve contro le carestie e soddisfare l’avidità illimitata di alcuni. Da quando si misura il prodotto interno lordo, il suo aumento è un indicatore di prosperità: se ne considerano disastri le diminuzioni anche minime.
Taluno propone ora di mirare alla decrescita per rendere la società più equa, partecipativa e sostenibile. Questo aggettivo definirebbe uno sviluppo, che continui senza produrre crisi, né condurre a distruzione di ricchezza, degrado ambientale, esaurimento di risorse naturali. Si usa anche il termine carrying capacity per indicare il numero massimo di abitanti che possano vivere decentemente in una regione del Globo. Non si può definire tale grandezza in modo sperimentale, né calcolarla. Dunque si possono solo arguire i numeri massimi ammissibili di umani, automobili, centrali elettriche, prodotti industriali, etc.).
Ho calcolato usando le equazioni di Volterra, che la popolazione mondiale arriverà a 10,8 miliardi intorno al 2130. La conclusione è credibile perchè l'errore standard che misura lo scostamento dell'equazione dai 56 valori osservati è solo di 0,00115. Tale valore, però, sembra ora eccessivo poichè negli ultimi decenni la fertilità umana si è ridotta rapidamente in gran parte dell’Asia.
Non ha senso discutere se il Pianeta potrà ospitarci in 15 o 20 miliardi. Il fisico Cesare Marchetti nel 1978 calcolò paradossalmente che la Terra potrebbe ospitare mille miliardi di esseri umani. Si basò solo su disponibilità di alimenti, energia e modi per dissipare rifiuti ed energia dissipata. Sulla terra ferma vivrebbero 330 miliardi di persone (con densità di 2000/km2: 5 volte più dell'Olanda). 670 miliardi vivrebbero su città galleggianti. La popolazione sarebbe 160 volte maggiore dell'attuale e l'energia consumata 800 volte maggiore. Occorrerebbe aumentare del 10% l'albedo del pianeta (l’albedo è la frazione della radiazione solare incidente sulla Terra che viene riflessa verso lo spazio per dissipare più energia verso lo spazio).
I calcoli di Marchetti sono giusti. Un simile avvenire non è desiderabile. Disporremmo di tecnologie moderne, ma vivremmo male. Per evitare questi assurdi, è bene introdurre nei nostri piani sia buon senso, sia strumenti di previsione, ma anche i più sofisticati fra questi sono largamente empirici.
Un rischio della crescita è quello di non riuscire a conseguirla. C’è anche il rischio opposto di conseguire insieme ad essa effetti collaterali dannosi (inquinamenti o distruzione di risorse naturali o costruite dall’uomo).
ROBERTO VACCA
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IMMAGINE. Disegno di Umberto Gamba (part.).

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Comments:
Ah, ah, la tua premessa mi ha fatto sorridere. Ci voleva, oggi... Besos.
 
Scoppiettando, scoppiettando dici cose che condivido.
 
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