28 novembre 2008

 

Caccia. In tre mesi 23 morti e 46 feriti (tra gli umani), per lo sport più stupido

Non c'è bisogno di essere profeti: verrà un giorno in cui ci vergogneremo perfino di ricordare che "un tempo in Italia morivano 100 persone all'anno per la caccia agli animali selvatici". E arrossiremo solo al pensiero che mentre in tutto il mondo la fauna veniva sempre più protetta, qui in Italia si uccidevano solo per il gusto di uccidere, non certo per motivi alimentari primari, almeno 70 milioni di animali all'anno*. E addirittura si cercava di estendere, anziché restringere, il numero delle specie cacciabili.
E che cos'è la caccia, uno "sport"? Ma si rendeva conto il bel tipo che ha deciso quest'ardita inclusione che in uno sport ci deve essere sempre una competizione, una gara, più o meno paritaria? Tra due squadre di pallacanestro c'è competizione, tra i diversi corridori, in gruppo o isolati, c'è competizione. Ma nella caccia qual è la competizione, di grazia, quella tra il cacciatore munito di fucile e l'animaletto munito solo di piume o di peli?
Va bene che il senso del ridicolo uno non se lo può dare, se non ce l'ha, va bene che ognuno ha lo sport che si merita e che lo qualifica, va perfino bene che qualche politicante da strapazzo facendo mostra di difendere l'indifendibile caccia trovi il modo in realtà di proteggere l'industria nazionale delle armi oppure più prosaicamente il proprio bacino elettorale.
Fatto sta che la caccia sta portando alla più inutile e stupida distruzione dell'habitat. E lede i diritti del cittadino tre volte: 1. nega il diritto a godere della Natura, 2. ostacola gravemente il diritto di proprietà (solo nell'Italia dei legulei giustinianei era possibile permettere nel Codice Civile che il cacciatore - unico privilegiato oltre al proprietario - può impunemente entrare nei campi e nei terreni privati, perfino coltivati), 3. costituisce un pericolo reale grave di morte o di lesioni per chi si trovi a passare nelle vicinanze del terreno di caccia (spesso per gli stessi cacciatori).
"Quousque tandem, fino a quando, Stato italiano, abuserai della nostra pazienza; fino a quando dovremo sopportare le tue malefatte anche in tema di distruzione di animali e di uomini, per motivi futili e abietti come quelli della caccia?
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Un comunicato stampa emesso dai senatori Donatella Poretti e Marco Perduca, radicali eletti nelle liste del Partito Democratico, rilanciato dalla newsletter della LAC, Lega per l'abolizione della caccia, denuncia che “mentre la maggioranza si fa promotrice di un'iniziativa legislativa per ampliare le specie cacciabili e la durata dell'attività venatoria, pare che non siano interessanti i morti, anche di cittadini inermi, legati a questa attività.
"I cacciatori, infatti, oltre ad essere gli unici a poter passare e cacciare nelle proprietà private, avvicinandosi sempre troppo alle case, per quasi sei mesi all'anno continuano ad essere un pericolo per la vita delle persone, oltre che ovviamente degli animali.
"Abbiamo fior fiore di ministri che rassicurano i cittadini sulle stragi del sabato sera e sulle morti bianche, con grande risvolto mediatico, ma non rappresentano una notizia e una preoccupazione i 23 morti e 46 feriti che, dal 1° settembre al 22 novembre 2008, sono stati vittime delle armi usate durante la caccia. Così hanno denunciato le associazioni ambientaliste, ed in particolare l'Associazione Vittime della Caccia, che oggi 27 novembre sono state audite in Commissione Ambiente al Senato.
"Per questo - prosegue il comunicato - abbiamo chiesto al neo Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Riccardo Villari, di intervenire perché venga ristabilito il diritto dei cittadini ad essere informati su questa strage impressionante e sconosciuta, anche in vista del prosieguo del dibattito sulle proposte di legge in campo venatorio.
Alla Lega per l'abolizione della caccia e agli autori dell'iniziativa parlamentare va tutta la nostra solidarietà.
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* "Nel mio "No alla caccia" - mi dice l'amico Carlo Consiglio, presidente della LAC - libro scritto al tempo della raccolta firme per il primo referendum contro la caccia, mi pare che valutavo, su varie basi, le vittime non umane della caccia a circa 200 milioni. Poiché da allora i cacciatori si sono ridotti a circa un terzo, si può pensare che anche il numero delle vittime si sia ridotto e che una valutazione indicativa e molto approssimativa possa essere intorno ai 70 milioni circa".

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