07 giugno 2008

 

Nucleare in Italia: perché no? Ma vale davvero la pena? Le ragioni dei perplessi

Nei giorni scorsi, il piccolo incidente ad una valvola dell'impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Krsko (Slovenia), distante appena 130 km dall'Italia, ha fatto provare un brivido a tutti noi. L'Italia del nord è contornata da centrali nucleari straniere. Le centrali in Europa sono quasi 200. E molte sono appena dietro le Alpi. Per lo più tra Italia e Slovenia la barriera orografica – per la protezione che può dare – è quasi inesistente. A Krsko il liquido refrigerante disperso si è riversato nel contenitore di riserva (che non esisteva nelle vecchie centrali, tipo Cernobyl), e perciò non c'è stato alcun aumento di radioattività nell'ambiente, sia in Slovenia, sia in Italia e nel resto dell’Europa. I tecnici sono prontamente intervenuti. Le autorità preposte in Europa hanno monitorato in tempo reale. C’è stato solo un preoccupante ritardo di due ore nella comunicazione, ha fatto notare Carlo Rubbia, fisico e premio Nobel, bastian contrario. E meno male che abbiamo Rubbia.
Insomma, in Italia, centrali nucleari sì o no?
Dobbiamo riconoscerlo, da ex anti-nuclearisti severi negli anni 80 e oggi non aprioristicamente contrari, ma perplessi e pragmatici: nessun comparto industriale è oggi così protetto come il nucleare. Tragedie prodotte da ignoranza, leggerezza e incompetenza tecnica, forse anche da cinica indifferenza per le sorti dei lavoratori e dell’ambiante, come quelle dell’industria chimica e metallurgica, p.es., alla Bophal (India), all’Acna (Cengio, Italia), alla Tyessen (Italia-Germania), e ovviamente a Cernobyl (Unione Sovietica), oggi sarebbero impensabili nel nucleare moderno.
Rischio modesto non vuol dire assenza di rischi. Del resto la "sicurezza totale" non possiamo ragionevolmente pretenderla solo dall’industria nucleare. Che, sia chiaro, come tutte le attività umane, industriali o no, ha dei rischi. L'ex ministro Ferrero sostiene che la sismicità e la densità antropica renderebbero impossibile anche una sola centrale nucleare in Italia, secondo le norme USA. Il fatto nuovo è che il Governo Berlusconi, innovando rispetto agli ultimi 30 anni, ha detto sì al nucleare. E la gran parte del Parlamento è favorevole. Ma sembra quasi una scelta ideologica, uguale e contraria a quella negativa di 20 anni fa. Anzi, solo una petizione di principio. Perché poi, all’atto pratico, la scelta è molto più complessa e laboriosa.
Realisticamente il ministro Scajola ha annunciato che la prima pietra di quella che potrebbe essere la prima centrale italiana dopo Caorso e Latina verrà posta più o meno nel lontano 2012. Il che vuol dire che la centrale sarebbe operante a pieno regime verso il 2020. E chissà quale sarà il Governo dell'epoca, e come la penserà al riguardo. E come la penseranno i sindaci e i comitati locali (e a proposito, saranno ancora vivi Capanna, Grillo e i "capi-popolo" napoletani e meridionali in generale?). Certo, in un'Italia in cui sindaci e cittadinanza del Sud impediscono lo smaltimento di banali rifiuti biologici da loro stessi prodotti in eccesso, per via del loro consumismo sottoculturale, appare poco credibile il consenso allo stoccaggio in appositi siti geologici stabili dei rifiuti nucleari, vari metri cubici all'anno. Tutti problemi, come si vede, non facili da risolvere. Ma l'ostacolo vero è un altro: i costi altissimi dell'installazione e delle materie prime, che anche se li ripartiamo in 20 anni, grosso modo l’ammortamento medio di una centrale, potrebbero non rendere l'energia nucleare conveniente come oggi si dice. Paradossalmente, oggi l'ultimo dei problemi sembra quello del rischio. Lo stesso mini-incidente di Krsko ha fatto ricordare alla gente quanto poco si sia parlato negli ultimni 30 anni di incidenti nucleari. Mentre numerosi incidenti riguardanti altre fonti energetiche si sono verificati. Ripetiamo: ogni attività umana pone dei rischi, spesso elevati, e oggi sembra che la tecnologia evoluta e l'attenzione speciale attorno alle centrali nucleari di personale super-specializzato abbiano abbassato molto i rischi. Sono lontani i tempi delle gravi perdite radioattive dopo l'incidente di Three Miles Island (Stati Uniti) e soprattutto il devastante incidente di Cernobyl (Unione Sovietica) del 1986, quando i controllori, tra una partita a carte e l'altra, si misero a smanettare escludendo alcuni "fastidiosi" allarmi... D'accordo, però, noi che eravamo contrari al nucleare negli anni 80, a causa dell'alto rischio di quella tecnologia arretrata, e soprattutto allarmati da silenzi e reticenze dei tecnici dell'Enel e dall'incomunicabilità dei Governi di allora (e questi erano i motivi per cui erano contrari anche Radicali e Liberali), non vorremmo oggi ritornare ad esser contrari per altri motivi, cioè economici e di opportunità. D'accordo, non farà più nascere bambini a due teste, ma almeno è utile e disponibile davvero questa benedetta energia nucleare? Subito o fra vent'anni? E quanto ci costerà?
E nel frattempo? Possibile che nessuno (Destra, Sinistra, neanche i Verdi e gli amici Radicali) ricordi che una fonte energetica pulita e addirittura totalmente gratuita esiste, e non è né il sole né il vento (i cui impianti costano e nel secondo caso devastano il paesaggio), ma la razionalizzazione dei consumi e il risparmio? Si è calcolato che a parità di tenore di vita, senza sostanziali regressioni tecnologiche o di confort, un normale risparmio "della buona madre di famiglia", ma anche commerciale e industriale, portrebbe ad oltre il 20 per cento dell’energia disponibile in più. Quanto ci darebbero a costo altissimo e tra almeno 12 anni diverse centrali nucleari..

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Comments:
Te li immagini i campani alla notizia di un sito nucleare sul "loro" territorio, emotivi, ignoranti e casinisti come sono?
 
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